Ha studiato fra Bonn, Firenze e Parigi. S’è interessato ai legami fra le arti e alla storia del gusto, argomento al quale ha dedicato un libro, Il convitato di pietra. Apoteosi e tramonto della linea curva nel Settecento (Olschki 2016). Suoi interventi sono apparsi su “Paragone”, “Alfabeta2”, “Doppiozero”, sulla “Rivista di letterature Moderne e Comparate e sull’Antologia Vieusseux”. Ha inoltre collaborato alla storia della letteratura italiana Liberi di interpretare (di Luperini, Cataldi, Marchiani e Marchese) e curato la traduzione e la ristampa di testi italiani e francesi dell’Ottocento. Per Olschki ha anche pubblicato Un atlante della cultura europea. Vittorio Pica, il metodo e le fonti (2018). Collabora regolarmente da molti anni con Alias, supplemento culturale del “Manifesto”.
M. Barrès (1862-1923), scrittore e uomo politico, nel corso della sua vita volle coniugare l’opera letteraria all’azione. Poco più che ventenne, il suo primo ciclo di romanzi, le Culte du moi, ne fa già il “maître à penser” di una generazione. Oltre ai romanzi e ai numerosissimi articoli d’argomento letterario e politico, Barrès ha lasciato molte pagine di viaggio nelle quali le reazioni dell’anima ai luoghi vengono a costituire le tappe d’un percorso d’ideale presa di coscienza del proprio Io. Visitò l’Italia, soggiornando a Siena, a Ravenna, a Firenze e soprat- tutto nella città di Venezia che gli ispirò La mort de Venise, uno dei suoi libri più felici.